Il Palermo, con i suoi 119 anni di gloriosa storia (fu fondato il 1o novembre 1900 per volere del giovane Ignazio Majo Pagano che ebbe modo di conoscere il calcio in Inghilterra), impreziositi da 80 partecipazioni nei campionati di Serie A e Serie B, 1 nella Coppa delle Alpi, 2 nella Coppa Mitropa e 5 nella Coppa U.E.F.A./Europa League, pur non annoverando nella sua bacheca nessun titolo nazionale o internazionale, nella stagione calcistica 1973-74 (nonostante giocasse tra i cadetti) andò molto vicino alla conquista di quello che poteva essere il suo primo alloro… la Coppa Italia.
La compagine rosanero guidata da Corrado Viciani venne inserita nel girone 3 della manifestazione e accedette al secondo turno dopo essere giunta prima sopravanzando… Bari, Fiorentina (superata con un rotondo 2-0 nella gara d’esordio), Hellas Verona e Perugia. Il girone B sulla carta era tutt’altro che semplice anche perché a qualificarsi per la finale era solo la prima classificata. Nonostante le difficoltà della vigilia successe quasi l’inimmaginabile e il Palermo, dopo essere rimasto imbattuto al cospetto della Juventus (2-0 per l’undici rosanero alla Favorita, che con una rete per tempo di Ballabio e Barbana avrebbe messo sotto l’undici di Vycpálek, e 1-1 nella gara di ritorno al Comunale con Buttini che replicò all’iniziale vantaggio dei bianconeri con Anastasi), si classificò primo con un punto di vantaggio sui torinesi con il Cesena e la Lazio a seguire. L’appuntamento per la storica finale (la prima per il club siciliano) era in programma allo stadio Olimpico di Roma il 23 maggio 1974. Ad attendere il Palermo c’era il Bologna di Bruno Pesaola che, nei turni precedenti, aveva fatto fuori squadroni come Napoli, Inter e Milan. Nella capitale i siciliani vennero seguiti da una marea di sostenitori di fede rosanero e il clima che si respirava non poteva che essere quello della grandissima occasione. L’undici rosanero (sceso in campo con… Girardi, Zanin, Cerantola, Arcoleo, Pighin, Barlassina, Favalli, Ballabio, Magistrelli, Vanello e La Rosa) si portò in vantaggio alla mezz’ora con una sensazionale incornata dell’ex interista Magistrelli ma, dopo aver dominato la partita per lunghi tratti sfiorando in diverse occasioni il raddoppio, ecco la beffa. Giunti al minuto 90 un fallo in area di rigore di Arcoleo su Bulgarelli (il quale in un’intervista di qualche anno dopo ammise di essersi tuffato…), scaturito tra l’altro da una rimessa laterale concessa per errore ai rossoblù, intimò Gonella di Asti a fischiare la massima punizione. Nonostante le veementi proteste dei palermitani, nei confronti dell’irremovibile fischietto astigiano, non ci fu nulla da fare. Sul dischetto si presentò Savoldi che, spiazzando Girardi, riequilibrò le sorti dell’incontro… oltre alla beffa fu una palese ingiustizia. Finiti i novanta minuti regolamentari si disputarono i due tempi supplementari ma, nonostante fu sempre il Palermo ad aver il predominio, il risultato rimase inchiodato sull’1-1 e si procedette con la lotteria dei calci di rigore. I felsinei ne sbagliarono solo uno con Cresci i rosanero due con Vullo, prima, e Favalli, dopo. A festeggiare fu il Bologna, che si sarebbe aggiudicato il trofeo per la seconda volta, ma il vincitore morale, nonostante l’ovvia delusione, fu il Palermo di Renzo Barbera “il presidentissimo” il quale, oltre a rimanere particolarmente colpito dalle lacrime dei sostenitori rosanero, concesse ai suoi il premio vittoria per l’impegno profuso affermando che avrebbero meritato di vincere la partita.
Quella contro il Bologna fu solo la prima delle tre finali di Coppa Italia disputate ma anche le altre due non arrisero ai rosanero che, nel 1978-79, vennero battuti dalla Juventus… 2-1, con rete decisiva al minuto 117 dei tempi supplementari di Causio, e, nel 2010-11, dall’Inter campione del mondo… 3-1.