Ci abbiamo sperato, tutti, fino alla fine, ma purtroppo al Consiglio di Stato è arrivato l'ultimo colpo di grazia ad una Reggina stuprata e calpestata da maledetti cialtroni, i quali hanno giocato con la passione e i sentimenti di un'intera tifoseria, l'unica parte pulita di questo calcio sporco e malato.
Non resta altro che ripartire per tornare più grandi di prima. Ripartire con chi e come? È una bella domanda, a cui è difficile oggi poter avere una risposta. Non ci resta che attendere. L'augurio di una città intera, è che la Reggina riparta da persone oneste e competenti nei vari ambiti dirigenziali, ma soprattutto che abbiano a cuore e la consapevolezza di cosa significhi la Reggina.
Alla città, dico, in virtù di questa triste vicenda: "Cerchiamo di difendere tutto ciò che nostro, senza farci incantare da farabutti, abili nel dividerci e portare avanti i loro sporchi interessi". Reggio e la Reggina, sono e soltanto nostre, guai a chi le tocca. Dobbiamo ripartire in tutto, ricostruire una città insieme allo sport. Possiamo riuscirci, tutti insieme, remando tutti verso un'unica direzione. Nessuno dovrà più toglierci quello a cui teniamo, mai più. Rialziamoci, perché Reggio e la Reggina possono contare soltanto sui propri figli. Ripartiamo, tutti insieme, qui non si muore mai.