Incontriamo Michele De Masi, noto imprenditore pianigiano protagonista nel calcio calabrese nonché direttore generale e vicepresidente uscente dal progetto Saint Michel. De Masi grande appassionato di calcio è stato prima calciatore in gioventù per poi diventare presidente del Rizziconi, propria città natale, appena ventenne nei primi anni 80. Per lui un decennio alla guida della squadra cittadina per poi approdare a Nicastro, dove lo stesso aveva deciso di investire a livello imprenditoriale, un’avventura durata 5 stagioni a cavallo tra la metà degli anni 90 e i primi del 2000. Michele De Masi quindi può definirsi un buon conoscitore del calcio dilettantistico che per passione ha seguito questo sport da vicino come protagonista ed anche come sponsor di diverse società attraverso il proprio marchio storico.
Negli ultimi anni si è reso protagonista del progetto Saint Michel affiancando il presidente Don Gaudioso e sostenendolo in un percorso che si è dimostrato vincente con il passare delle stagioni. Per il noto imprenditore oggi svincolatosi da ogni impegno calcistico si sono aperte diverse porte da parte di società importanti che cercavano la presenza dello stesso per intraprendere nuovi progetti futuri, andiamo a conoscere quali saranno le decisioni da lui prese.
Dott. De Masi, lei ha rappresentato un pilastro portante per la Saint Michel delle ultime stagioni, una scalata di successi che ha portato la scorsa stagione alla conquista meritata del triplete e quest’anno la disputa dei playoff in Promozione, risultati ragguardevoli per una piccola società nata da un progetto sociale, frutto inconfutabile del suo sostegno, poi a fine stagione le dimissioni inaspettate, ci può raccontare questa parentesi?
Sono arrivato alla Saint Michel dopo una lunga assenza dai campi da calcio, quasi venti anni dopo la conclusione della mia esperienza a Nicastro. Sono stato subito entusiasta di sostenere il progetto del presidente Don Gaudioso Mercuri che proponeva un modo diverso di fare calcio, una proposta che ha entusiasmato me e la mia famiglia nel poter operare nel sociale e rientrare a far parte di un mondo del calcio dal quale avevo preso le distanze, stanco di situazioni che non appartengono al mio modo di essere. Lo scorso anno siamo giunti alla conquista di un meritato triplete grazie alla collaborazione di diverse figure professionali tra cui il DS Francesco Ascone e l’esperto Mr. Domenico Mammoliti il quale fortemente voluto da me con il suo rientro ha messo in campo tutte le sue competenze per dare un nuovo volto alla Saint Michel.
Come è avvenuta la sua collaborazione con la Saint Michel?
Il mio ingresso alla Saint Michel è stato dapprima come sponsor, successivamente oltre al sostegno economico ho ricoperto diversi ruoli dirigenziali fino a diventare Direttore Generale. L’intesa con Don Gaudioso è stata da subito buona, si è creato un feeling tra noi che ci ha portato a guardare verso orizzonti che miravano ad obiettivi importantissimi, ben oltre quelli raggiunti e che avrebbero potuto davvero portare in alto il nome della Saint Michel. Il covid ha rallentato il nostro percorso per l’interruzione dei campionati, ma lo scorso anno siamo riusciti a costruire una splendida squadra, imbattibile da ogni punto di vista, eravamo una prima categoria con un’organizzazione da fare invidia ai professionisti, tutto questo ha comportato diversi sacrifici sia dal punto di vista umano che economico, ma la soddisfazione per i traguardi raggiunti è stata più grande di qualsiasi altra cosa.
Dopo il triplete ed il salto in Promozione la Saint Michel si è dimostrata sfacciata, dichiarando da subito di voler puntare ai playoff ed alla categoria superiore, un traguardo che sembrava plausibile nel girone d’andata, poi nel girone di ritorno ci sono state diverse incertezze, ma comunque l’obiettivo playoff è stato raggiunto. Cosa può dirci di questa stagione? E’ stato il mancato obiettivo a portarla verso le dimissioni?
L’obiettivo, anche se da matricola era il primo posto e la squadra aveva tutte le carte in regola per conquistarlo! Da direttore generale avevo avuto carta bianca per allestire la squadra grazie anche alla promessa pervenuta da altri componenti societari di diverse sponsorizzazioni che andavano ad ampliare il budget da me portato alla società, era iniziato tutto nel migliore dei modi, ricordo l’eroica vittoria in coppa contro una Palmese neopromossa in eccellenza arrivata con la Saint Michel in inferiorità numerica, dimostrazione di una squadra composta da grandi uomini con un alto valore che superava le qualità calcistiche.
Come riassumerebbe la stagione?
Un girone d’andata che da matricola ci ha visti indiscussi protagonisti insieme ad Ardore e Capo Vaticano, poi diverse circostanze, forse dettate anche dalla lontananza del presidente Don Gaudioso per il proprio incarico in Vaticano, hanno avuto ripercussioni interne che hanno portato ad una serie di eventi negativi che hanno influenzato inevitabilmente lo spogliatoio.
Si è trattata di una parentesi negativa nel girone di ritorno durata tre partite, come avete affrontato il momento ed arrivati ad una soluzione?
Sono state 3 partite condizionate da una decisione dirigenziale incomprensibile e da me non condivisa, fomentata da persone che si sono intromesse nei rapporti tra me ed il Presidente Don Gaudioso, distorcendo la realtà dei fatti e prospettando dinamiche inesistenti, peccato che le parole di chi non aveva il mio ruolo e peraltro non ha investito un centesimo nel progetto hanno avuto più attenzioni del direttore generale nonché main sponsor della squadra, è proprio vero che il diavolo si insinua dove c’è il bene.
Quindi una vera e propria rottura dirigenziale?
Questo è stato uno degli eventi che ha iniziato ad alzare dei muri tra me e la società, nonostante tutto ho cercato di ricucire la situazione, “solo contro tutti”, per il bene della Saint Michel e nel rispetto degli impegni economici presi con tutti i giocatori e staff.
Gli impegni economici sono stati rispettati? Le dicerie su mancati stipendi ai giocatori sono solo false voci?
Assolutamente si, ad oggi nessuno può lamentare mancanze sui pagamenti, è vero che i giocatori ci sono venuti in contro su quanto concordato ad inizio stagione, ma questa situazione è stata frutto di sponsor promessi e non pervenuti, situazioni che non sono dipese dal mio impegno economico, visto che tirando le somme ho investito il doppio di quanto avevo prospettato ad inizio stagione.
Nonostante ciò la Saint Michel è riuscita a rimettersi in carreggiata e conquistare il piazzamento playoff che sembrava sfumato, un ottimo terzo posto che sembrava aver riportato la Saint Michel sulla propria strada?
Siamo arrivati ai playoff soprattutto per una reazione di orgoglio dei ragazzi, a loro va un grazie per aver evitato una magra figura all’intera società, col morale a pezzi e additati da chi invece doveva sostenerli, hanno portato a termine il proprio compito in modo egregio, poi purtroppo eliminati ai playoff in una partita anonima, ma sfido chiunque a disputare una semifinale playoff sapendo che il risultato non sarebbe valso a nulla visto la situazione della società in bilico.
A fine stagione sono arrivate le voci delle sue dimissioni, mai ufficializzate, come si è arrivati alla fine di questa collaborazione?
Con estremo dispiacere ho dovuto inviare le mie dimissioni, in realtà avevo palesato questa scelta già da inizio 2024, era già da molti mesi che non mettevo piede allo stadio, ma visto che per mia natura professionale non mi piace mai lasciare a metà il lavoro iniziato, ho voluto portare fino alla fine il mio impegno. A dire il vero sono state dimissioni molto sofferte, immenso è stato il mio dispiacere quando sono state accettate senza batter ciglio. La mia voleva essere una provocazione nella speranza che si aprissero gli occhi su determinate situazioni che non andavano, il fine era quello di ritrovare un sano equilibrio all’interno della società, ma invece di chiedere chiarimenti o cercare di sistemare le cose sono stato accompagnato alla porta con aria di sufficienza, l’unica preoccupazione nei miei confronti è stata esclusivamente quella legata agli adempimenti economici.
Arriva inaspettata la notizia della Saint Michel con l'Africo, si vocifera che questa decisione sia stata presa dopo il suo allontanamento dalla società, come si spiega questo risvolto?
Ho appreso la notizia da alcune testate giornalistiche, mi ha lasciato senza parole. Quando nessuno mi ha trattenuto alla Saint Michel credevo che il progetto volesse intraprendere altre strade, magari senza di me, con l’ingresso di altri sponsor più graditi alla società, tutti i matrimoni possono finire ma arrivare al “suicidio” non ha senso. Io non avrei mai lasciato la Saint Michel, tantomeno non avrei mai permesso che scomparisse, dopotutto se la Saint Michel ha raggiunto notorietà e successo negli ultimi anni è stato anche un po per merito mio, è inutile girarci intorno, nel mondo del calcio possiamo metterci tutti i buoni propositi, ma senza sostegno economico non puoi andare oltre la seconda categoria. Forse ridimenzionando gli obiettivi, anche solo con il ruolo di sponsor avrei potuto contribuire insieme ad altri soci al proseguo della Saint Michel. Se me lo avessero proposto avrei anche preso in mano io la società pur di non farla scomparire, ma mi è stato sempre detto che la società era incedibile, che lo statuto prevedeva che a capo della squadra ci fosse solo ed esclusivamente un sacerdote, evidentemente le carte in tavola sono cambiate!
Un successo per lei che si è trasformato in delusione?
Più che delusione una batosta! Oltre ad aver speso anni, sacrifici e danaro venire indicato come artefice della disfatta della Saint Michel è qualcosa che ti distrugge moralmente. Ho sentito di tutto in questi ultimi giorni, addirittura accusato di aver sfruttato la Saint Michel per pubblicità, non credo che il mio marchio potesse lucrare da una sponsorizzazione di una squadra di prima categoria, all’epoca sconosciuta a molti, senza tifosi, ne rappresentante i colori di una città. Lo scorso anno per programmare la promozione ho detto di no a squadre come Gioiese, Reggina e realtà molto più blasonate, alla fine dei conti credo che il vantaggio in questi cinque anni sia stato tutt’altro che il mio.
Chiuso il capitolo Saint Michel, cosa ci può dire dei suoi rapporti con la Palmese? Tra annunci e smentite, quale sarà il suo ruolo all’interno della società neroverde?
La questione Palmese è stato un susseguirsi di notizie trapelate in modo errato che hanno creato caos e diversi equivoci, addirittura indicandomi come nuovo presidente senza che io ne sapessi nulla.
Cosa c’è di realmente fondato nel rapporto tra De Masi e Palmese?
Esordisco dicendo che dopo l’esperienza appena conclusa, “per me traumatica”, esaminando i risvolti mi viene faticoso pensare ad impegni con altre società nell’immediato futuro. C’è stato un contatto con la Palmese, una visita del patron Sergi il quale con estrema cordialità è venuto a trovarmi nel mio ufficio prospettandomi un ruolo di vertice all’interno della società, una proposta lusinghiera ed inaspettata di cui sono stato onorato per l’individuazione della mia persona scelta per ricoprire questo ruolo. Palmi è una piazza importante ed esigente, accettare un ruolo del genere comporterebbe un impegno ed una programmazione a lungo termine non da poco conto, la serie D sarebbe un obiettivo minimo da raggiungere. Non basta solo l’impegno economico ma anche un team forte e coeso che spenda molto tempo e passione per la causa, la quale per impegni lavorativi al momento non mi sento nelle condizioni di poter sposare, non è una porta in faccia ma sicuramente un impegno non programmabile in un così breve lasso di tempo.
Non dovesse essere la Palmese ci sono altre strade percorribili, magari con meno impegno da parte sua?
La mia passione per il calcio è grande, mai dire mai, ma in primo piano ci sono gli impegni lavorativi che al momento condizionano le mie scelte, potrebbe essere questo per me un anno sabatico utile a capire se e quali altre strade intraprendere in futuro, solo Dio sa quali saranno i programmi per me.
Ringraziamo Michele De Masi per il tempo dedicatoci nella speranza di rivederlo presto protagonista sui campi da calcio calabresi, regalandoci emozioni da raccontare con i propri progetti.
Intervista a cura di Umberto Sirò