In casa Inter la stagione più negativa di sempre, rimessa in sesto dagli spareggi salvezza che le evitarono una rovinosa caduta tra i cadetti (se oggi è l’unica squadra italiana ad aver sempre giocato nella massina serie è paradossalmente grazie all’esito finale di quella stagione), risale ai primi anni ’20 quando prese parte alla Prima Divisione (fu inserita nel girone B) organizzata dalla C.C.I. Che la stagione non sarebbe stata facile lo si intuì fin dall’avvio quando contro: Legnano, Torino, Pisa, Modena e Alessandria mise insieme solo sconfitte segnando 3 reti appena e subendone ben 21. Il trend negativo (interrotto dal 2-0 rifilato al Savona con Peretti e Carozzi a darle il primo sorriso) continuò fino alla fine del girone d’andata che si chiuse con altre quattro sconfitte (Genoa, Brescia, Casale e Venezia) e un pareggio (il 2-2 in trasferta col Padova deciso nella prima mezz’ora dalle doppiette di Busini per i padroni di casa a cui replicò Aebi).
Chiuso il girone d’andata con soli 3 punti che la relegarono all’ultimo posto, il girone di ritorno andò leggermente meglio ma gli 11 punti che recitò la classifica non furono sufficienti a evitarle l’ultimo posto e la pericolosa coda degli spareggi salvezza poi rivelatisi vincenti grazie ad Aliatis che, evitandole il terzo spareggio con la Libertas Firenze, ne decretò la permanenza nell’Olimpo del calcio. La stagione 1921-22 fu anche quella nella quale i bauscia incrociarono per la prima volta nella loro storia il Venezia con i lagunari guidati in panca dal cav. Luigi Vianello che all’andata al Sant’Elena (era l’11 dicembre del 1921) si imposero 1-0 mentre nel ritorno a Milano (si giocò al campo di via Goldoni) cedettero 2-0 (autorete di Bezzeghin e Scheidler).
A decidere il primissimo incrocio di sempre tra le due compagini (l’una sorta nel 1907 l’altra nel 1908) fu la rete sul finire del primo tempo di Giovanni Vecchina; fortissimo attaccante veneziano non ancora ventenne che negli anni a venire (dopo un biennio coi patavini del Petrarca) toccò l’apice vestendo i colori del Padova, della nazionale italiana e della Juventus e che sul finire della carriera (ritornato nel frattempo a Venezia dopo le esperienze con: Torino, Servette e Biellese) si spostò nel profondissimo sud (prima in terra di Calabria a Palmi poi a Siracusa) rivestendo con la Palmese (impegnata nel difficile campionato di Serie C portato a buon fine) i colori neroverdi (ancora oggi è l’unico calciatore della Palmese ad aver giocato con la nazionale italiana) che tanto amava dividendosi tra campo e panchina senza mai perdere la bella confidenza con quella rete che nella sua prima stagione di sempre in maglia veneziana ne avrebbe indirizzato la luminosa carriera.