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Addio all’eroe siciliano delle “Notti Magiche”

2024-09-18 16:38

Francesco Lacquaniti

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Addio all’eroe siciliano delle “Notti Magiche”

Disse di lui l’indimenticato Franco Scoglio “aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno”.

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Salvatore Schillaci (per tutti Totò...) è stato uno di quei calciatori capaci di entrare nel cuore di tutti grazie alla sua genuinità e alle sue straordinarie doti calcistiche al punto da portarlo nel volgere di pochissimi anni dalla Serie B al mondiale italiano delle “Notti Magiche”. 

 

Nato a Palermo il 1o dicembre 1964 (dopo la trafila con le giovanili dell’A.M.A.T. Palermo) inizia a scrivere la sua favola calcistica col Messina (ci giocherà dal 1982 al 1989…). Partito dalla Serie C2 [campionato che i peloritani si aggiudicheranno (a venire promosso sarà anche l’Akragas) segnando 32 reti, 3 delle quali, col Banco Roma, con la Gioiese e con la Palmese di Palma Campania, a sua firma] arriverà in Serie B. Messina che tra il 1984 e il 1989 verrà guidato prima da Scoglio poi da Zeman. Il 1989 è per Totò l’anno della svolta ed è così che, dopo essersi aggiudicato la classifica marcatori tra i cadetti con 23 centri, per colui che tutto poteva pensare tranne di giocare nel club italiano più titolato arriva la chiamata della Juventus che lo ingaggia versando nelle casse del Messina 6 miliardi di lire. Il nettissimo salto (ingigantito dalla prima convocazione in maglia azzurra) non scalfisce per nulla le sue doti realizzative e al termine della prima stagione in bianconero le 21 reti segnate, con la Coppa Italia e la Coppa U.E.F.A. conquistate a far da splendida cornice, lo catapultano verso il mondiale italiano. Partito come riserva di Carnevale lo spodesta ben presto segnando 6 reti. Un gran bel bottino che gli permette di laurearsi capocannoniere della rassegna iridata anche se l’ultima marcatura (quella del provvisorio vantaggio sull’Argentina) sarà molto amara visto che allo stadio San Paolo di Napoli a staccare il biglietto per la finale saranno i sudamericani dopo i calci di rigore. 

 

Toccato il punto massimo inizia l’imprevisto e veloce declino (nel settembre del 1991 chiuderà con la nazionale) e dopo altre due sbiadite stagioni in bianconero nell’estate del 1992 si trasferisce alla rivale storica (l’Inter). La prima rete in neroazzurro (maglia che ha sognato sempre di vestire) arriverà in Coppa Italia contro la Reggiana (battuta nella gara di ritorno dei sedicesimi di finale 4-2) seguita da quella messa a segno allo stadio Friuli contro l’Udinese nella prima giornata di campionato, Rete che, però, non servirà a evitare la sconfitta all’Inter targata Osvaldo Bagnoli. L'esperienza lungo i Navigli (pesantemente segnata dai problemi fisici che lo affliggeranno) si rivelerà non all’altezza delle sue aspettative e, messo sempre più ai margini, nell’aprile del 1994 lascia l’Inter (sofferente in campionato ma in corsa per far sua la seconda Coppa U.E.F.A.) trasferendosi in Giappone dove (accolto come un eroe) vestirà la maglia dello Jubilo Iwata fino al 1997. Costretto a fermarsi a causa di un serio infortunio si ritirerà ufficialmente due anni dopo. 

 

Disse di lui l’indimenticato Franco Scoglio “aveva una voglia di fare gol che non ho mai visto in nessuno”.