Era il 4 marzo 1981 quando l’Inter di Eugenio Bersellini (nella partita valevole per l’andata dei quarti di finale della Coppa dei Campioni) affrontò al Giuseppe Meazza di Milano la Stella Rossa (all’epoca confinata nell’ex Jugoslavia). La partita finì sull’1-1 (vantaggio neroazzurro al tramonto del primo tempo con Caso il cui esterno destro da antologia si infilò nel “sette” e pareggio degli slavi al minuto 75 con Repic che superò Bordon capitalizzando un veloce contropiede nato da un errore di Prohaska) ma a mordersi le mani per quanto si vide in campo fu l’Inter che nella vivace prima frazione di gioco colse un palo con Muraro e fallì un calcio di rigore con Altobelli il cui tiro fiacco fu respinto dall’ex Vardar Simeunovic.
Il pareggio obbligò l’Inter a cercar gloria nella non facile trasferta di Belgrado. La partita di ritorno, giocatasi 14 giorni dopo con una cornice di pubblico oceanica che sfidò la pioggia e il freddo, non intimorì affatto l’Inter che riuscì a imporsi col minimo scarto grazie a Muraro che, all’approssimarsi del primo quarto, scagliò un gran tiro che Simeunovic non riuscì a trattenere. Passato il turno (il terzo dopo che nei primi due aveva eliminato Universitatea Craiova e Nantes con Altobelli a banchettare e con Muraro e Prohaska a dire anche la loro) il penultimo atto della competizione gli riservò il Real Madrid che staccò il biglietto per la finale poi persa col Liverpool. Per i bauscia (reduci dal tricolore numero 11) si trattò della sesta partecipazione alla Coppa dei Campioni (tempo nel quale per accedervi si passava dalla porta principale) con un bilancio più che lusinghiero visto che mal che andò non si fermò mai prima delle semifinali.